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Liliana S., Italian Jew, deported to Auschwitz at age 13

Liliana S., 2005 in Milan

Liliana S., 2005 in Milan
Image Credit: Internet-Archiv "Zwangsarbeit 1939-1945"

The Italian Jew, Liliana S., fled to Switzerland in 1943 but was sent back by the Swiss police and then deported to Auschwitz. There she survives the selection and works in a metal plant.

  •  Born 1930 in Milan, grew up with her father as a half orphan
  • With the race laws of 1938 she experiences increasing discrimination
  • After the German occupation of Italy, Liliana and her father flee to Switzerland over the mountains in December 1943
  • They are sent back by the Swiss border police and arrested in Italy
  • January 30th 1944: Deportation to Auschwitz-Birkenau, her father is gassed
  • The 14-year-old Liliana S. performs forced labor at the Weichsel Union Metal plants until the liquidation of the camp
  • January 1945: Transferred to Ravensbrück and then to the subcamp Malchow
  • Liberation and return to Milan, marries in 1951
  • Three children and three grandchildren
  • Volunteers often as a contemporary witness in schools and films

 

Liliana S. remembers their entry refusal at the Swiss border:

Nel boschetto incrociammo una sentinella svizzera. Questo, senza una parola ci prese in consegna e ci accompagnò al comando di Polizia del primo paesino che si chiama Arzo, della Svizzera italiana […]Poi al Comando di Polizia, dopo lunga attesa, l’ufficiale che ci ricevette disse che eravamo degli imbroglioni, che non era vero che in Italia gli Ebrei erano perseguitati, che la Svizzera era piccola  e che non ci poteva tenere. No! Io, quando ho sentito questo, proprio ho detto fra me: “No, no, questo non è possibile, non è vero che ci capita una cosa di questo genere.” Mi ricordo che mi buttai per terra, gli abbracciai le gambe, lo stringevo, lo supplicavo. E mio papà anche lì, fece un tentativo di lasciare me, lì, disse: ”Ma tenga almeno la mia bambina!” Questo, a parte che forse non l’avrebbe neanche fatto, ma poi non ebbe il tempo di dire sì o no, perché io dissi: ”No! Assolutamente, non resto qui!” Nella maniera più assoluta: “Non resto!” Non mi sono mai pentita di questo, è stato un momento cruciale della mia vita, ma non mi sono mai pentita di questo. Ho abbracciato mio papà e ho ditto: “Non resto io qui, non resto qui, per nessun motivo!” Ci ha rimandati indietro.

 

Interview Data:

 

Reference: Emanuela Zuccalá, Sopravvissuta ad Auschwitz. Liliana Segre fra le ultime testimoni della Shoah, Milan 2005